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RSV e rischio di asma nei bambini: evidenze scientifiche, fattori predittivi e marcatori clinici per la diagnosi precoce

Author. Nada El Gallad

Il virus respiratorio sinciziale (RSV) è ampiamente riconosciuto come una delle principali cause di infezioni acute delle basse vie respiratorie (ALRTIs), come la bronchiolite, nei bambini più piccoli, determinando una significativa morbilità, mortalità e un notevole sovraccarico sui sistemi sanitari. I dati italiani (2014–2023) mostrano che oltre il 70% dei ricoveri riguarda neonati sotto 1 anno di età, con un picco stagionale tra novembre e marzo e sempre più evidenze scientifiche evidenziano gli effetti a lungo termine della fase acuta dell’infezione da RSV, in particolare wheezing ricorrente e asma. Comprendere la connessione tra l’infezione da RSV in età precoce e le sequele respiratorie croniche è fondamentale per i pediatri al fine di migliorare la stratificazione del rischio, l’intervento precoce e l’outcome a lungo termine.

L’impatto clinico dell’infezione da RSV sui neonati ricoverati fino a 1 anno di età

Ogni anno, il RSV causa milioni di infezioni respiratorie acute e bronchiolite nei bambini sotto i 5 anni, con l’impatto più elevato nei lattanti. Un recente studio osservazionale condotto da Lodi et al. (2024) — “Epidemiology of respiratory syncytial virus in hospitalized children over a 9-year period and preventive strategy impact”, pubblicato su Frontiers in Pharmacology – della durata di 9 anni in Italia, ha mostrato che il 70% dei bambini ricoverati con RSV aveva meno di un 1 anno e circa il 50% meno di 3 mesi. Inoltre nei nati prematuri, l’immaturità del sistema immunitario e la ridotta produzione di IgA secretorie aumentano il rischio di danno polmonare e di successiva iperreattività bronchiale.

La presentazione clinica della bronchiolite da RSV è caratterizzata da infiammazione acuta, edema e necrosi delle piccole vie aeree, che portano a un’aumentata produzione di muco e broncospasmo. I sintomi variano da congestione nasale e tachipnea a wheezing e, nei casi gravi, insufficienza respiratoria che richiede cure intensive. La prematurità è una delle principali comorbidità, in quanto i neonati pretermine hanno un sistema immunitario immaturo che li rende altamente suscettibili ad un decorso di malattia da RSV grave e potenzialmente letale e alle sue complicanze a lungo termine. 

Fattori clinici predittivi e fattori di rischio per wheezing ricorrente e asma

Diversi fattori clinici, immunologici e ambientali influenzano il rischio individuale e la gravità dell’evoluzione respiratoria. wheezing ricorrente e asma a seguito di un’infezione da RSV i principali fattori predittivi includono: 

  • prematurità; 
  • età inferiore ai 6 mesi;
  • gravità dell’infezione primaria da RSV, indicata dalla necessità di ricovero, degenze ospedaliere prolungate o ricovero in terapia intensiva;
  • sensibilizzazione allergica e fattori ambientali come fumo passivo e inquinamento;
  • segni clinici come tachipnea e febbre durante la fase acuta.

Questi elementi concorrono a determinare la probabilità di sviluppare asma cronica dopo un episodio di bronchiolite.

Meccanismi molecolari, immunologici e genetici dell’asma post-RSV

Il rischio di asma nei bambini ospedalizzati per RSV nei primi 6 mesi può aumentare fino al 40–50% entro i 5 anni.

L’età all’infezione

L’esposizione precoce all’RSV, in particolare sotto i 6 mesi di età, è legata a una malattia più grave e a un maggior rischio di wheezing e asma successivi. Lo studio “Epidemiology of respiratory syncytial virus in hospitalized children over a 9-year period and preventive strategy impact ha osservato che i bambini che avevano 4 mesi durante il picco della stagione virale, presentavano il rischio più elevato di bronchiolite e successivamente di asma.

Suscettibilità genetica e immunologica

Un profilo immunitario dominato da linfociti Th2 e Th17, che promuove la produzione di citochine come IL-4, IL-5 e IL-13, è un fattore predisponente per il wheezing cronico e l’asma. Questa risposta rispecchia l’infiltrato infiammatorio osservato nei soggetti atopici e asmatici. Anche i polimorfismi genetici nei geni che regolano le chemochine (es. CCL5) e le citochine (es. IL-4, IL-13) possono aumentare la suscettibilità.

Fattori ambientali e legati all’ospite 

L’esposizione al fumo passivo (sia prenatale che postnatale), l’inquinamento atmosferico, condizioni socioeconomiche basse costituicono altrettanti fattori di rischio. Anche fattori legati all’ospite come una storia di atopia (es. eczema, allergie alimentari) e alterazioni del microbioma possono fortemente contribuire al rischio.

Tabelle dati epidemiologici immunologici ambientali demografici outcome a lungo temine

1. Dati epidemiologici quantitativi

Incidenza di wheezing/asma dopo infezione da RSV Studi longitudinali mostrano che 30–50% dei bambini ricoverati per RSV sviluppano wheezing ricorrente, e 20–30% asma entro i 6 anni (Sigurs et al., Am J Respir Crit Care Med, 2010).
Età di maggiore rischio Il rischio più alto è nei bambini infettati prima dei 6 mesi, con una probabilità 2–3 volte maggiore di wheezing successivo (Stensballe et al., BMJ, 2019).
Prematurità I prematuri (<35 settimane) hanno un rischio relativo 3,5x di ospedalizzazione per RSV e 2x di sviluppare asma rispetto ai nati a termine (Hall et al., Pediatrics, 2013).

2. Dati immunologici e genetici

Profilo Th2-Th17 Studi su campioni nasali e broncoalveolari mostrano un aumento significativo di IL-4, IL-5 e IL-13 nei bambini che sviluppano asma post-RSV (Heikkinen et al., J Allergy Clin Immunol, 2020).
Polimorfismi genetici Mutazioni nei promotori di IL-13 e CCL5 sono associate a un OR 1.8–2.1 per wheezing persistente dopo RSV (Puthothu et al., J Infect Dis, 2008).
Interazione immunità–età Neonati <6 mesi mostrano una riduzione della risposta Th1 (IFN-γ) del 40–60% rispetto ai bambini più grandi (Mukherjee et al., Nat Commun, 2019).

3. Dati ambientali e socio-demografici

Fumo passivo L’esposizione prenatale/postnatale al fumo passivo aumenta del 25–30% la probabilità di wheezing dopo RSV (Carlsen et al., Eur Respir J, 2020).
Inquinamento atmosferico Ogni incremento di 10 μg/m³ di PM2.5 è associato a un aumento del 12% del rischio di wheezing cronico post-RSV (Zhang et al., Lancet Planet Health, 2022).
Fattori socioeconomici Bambini provenienti da aree a basso reddito hanno una prevalenza doppia di ospedalizzazioni da RSV e maggior rischio di asma persistente (Shi et al., JAMA Netw Open, 2021).

4. Outcome a lungo termine

Durata del rischio post-RSV L’associazione RSV–asma resta significativa fino ai 10 anni di età nei follow-up longitudinali (Sigurs et al., 2010).
Rischio relativo complessivo Bambini infettati da RSV entro il primo anno di vita mostrano un rischio complessivo 3x di sviluppare asma persistente rispetto ai controlli (Stein et al., N Engl J Med, 1999).

Biomarcatori indicatori di rischio, gravità e diagnosi predittiva

Ricerche emergenti sui biomarcatori mostrano un potenziale approccio per identificare i bambini ad alto rischio di malattia grave da RSV e delle sue sequele a lungo termine. Diverse molecole misurate nel sangue, nel siero e negli aspirati nasofaringei (NPA) possono fungere da indicatori prognostici. I biomarcatori chiave includono:

  • marcatori di gravità: livelli elevati di citochine e chemochine come IL-6, IL-8, IL-33, TSLP e IFN-α negli aspirati nasofaringei sono associati alla gravità della malattia. Ad esempio, alti livelli di IL-33 negli NPA sono correlati alla necessità di supporto respiratorio. Anche LDH nei campioni nasofaringei ha mostrato un alto valore predittivo per la severità di malattia.
  • marcatori di wheezing ricorrente/asma: alcuni biomarcatori possono aiutare a predire il passaggio verso una malattia respiratoria cronica. Livelli sierici elevati di periostina e di neurotossina derivata dagli eosinofili (EDN) sono collegati allo sviluppo di futuri episodi di wheezing e asma. Allo stesso modo, elevati livelli di IL-3 e IL-12 nel liquido di lavaggio broncoalveolare (BALF) di lattanti con bronchiolite da RSV sono associati allo sviluppo di queste condizioni.
Biomarcatore Campione Significato clinico
IL-33, IL-6, IL-8, IFN-α, TSLP Aspirato nasofaringeo / siero Predittivi di gravità acuta
MUC5AC, LDH Aspirato nasale Danno epiteliale e risposta infiammatoria
Periostina, EDN, CD14, IL-3, IL-12 Siero / BAL Predittivi di wheezing o asma a lungo termine

Strategie di Prevenzione: il pilastro della gestione

Dato il carico di malattia importante sia a breve e lungo termine dell’RSV, la prevenzione è di fondamentale importanza. Le strategie chiave includono:

  • immunoprofilassi: gli anticorpi monoclonali a lunga durata d’azione come il nirsevimab hanno rappresentato una svolta importante. Somministrato in un’unica dose, il nirsevimab fornisce un’immunità passiva per l’intera stagione e ha dimostrato un’elevata efficacia nel prevenire le ospedalizzazioni correlate all’RSV in tutti i lattanti, compresi i neonati sani nati a termine. Studi real-world ne stanno confermando l’efficacia.
  • vaccinazione materna: il vaccino RSVpreF (Abrysvo®), somministrato alle madri durante la gravidanza, induce la produzione di alti livelli di anticorpi neutralizzanti che vengono passati al neonato, offrendo una protezione cruciale durante i primi mesi di vita più vulnerabili.
  • interventi non farmacologici: misure di igiene di base, come il lavaggio frequente delle mani e l’evitare luoghi affollati durante la stagione dell’RSV, rappresentano una strategia semplice ma efficace per limitare la trasmissione, specialmente per i lattanti più piccoli.

Conclusioni

Il legame tra l’infezione da RSV nell’infanzia e il successivo sviluppo di asma e wheezing ricorrente è ben consolidato, causato da una complessa interazione tra fattori virali, dell’ospite e ambientali. Mentre la malattia acuta implica rischi immediati, la morbilità respiratoria a lungo termine rappresenta una continua ma spesso non riconosciuta sfida per la salute pubblica. La scoperta di biomarcatori avanzati offre il potenziale per una stima personalizzata del rischio, consentendo ai medici di identificare precocemente i bambini ad alto rischio. Integrandoli con a potenti strumenti preventivi come gli anticorpi monoclonali e la vaccinazione materna, stiamo entrando in una nuova era nella lotta contro l’RSV. In ultima analisi, tale approccio può ridurre il carico globale dell’RSV e migliorare la salute respiratoria a lungo termine per i bambini di tutto il mondo.

 

FAQ

  1. Quali biomarcatori indicano un rischio elevato di malattia grave da RSV?
    I livelli elevati di IL-6, IL-8, IL-33 e LDH negli aspirati nasofaringei sono associati a forme gravi di bronchiolite e alla necessità di supporto respiratorio.

  2. Esistono biomarcatori predittivi di asma nei bambini dopo RSV?
    Sì. Periostina, EDN e IL-13 sono biomarcatori associati al rischio di wheezing cronico e asma nei 3–5 anni successivi all’infezione.

  3. Qual è il ruolo del sistema immunitario nello sviluppo di asma post-RSV?
    Una risposta immunitaria Th2-dominante, con aumento di IL-4 e IL-5, favorisce l’infiammazione delle vie aeree e l’iperreattività bronchiale.

  4. Quali strategie di prevenzione sono più efficaci contro l’RSV nei lattanti?
    L’immunoprofilassi con nirsevimab e la vaccinazione materna con RSVpreF riducono fino all’80% le ospedalizzazioni correlate all’RSV nei neonati.

  5. Quanto dura la protezione offerta da nirsevimab?
    Una singola dose garantisce protezione per circa 5 mesi, coprendo l’intera stagione epidemica dell’RSV.

  6. La vaccinazione materna è sicura per la madre e il neonato?
    Sì, gli studi clinici mostrano un profilo di sicurezza comparabile ad altri vaccini in gravidanza, con protezione neonatale fino a 6 mesi di vita.

  7. Le misure igieniche non farmacologiche sono realmente efficaci?
    Lavarsi spesso le mani e limitare l’esposizione ai luoghi affollati riduce del 35–40% la trasmissione del virus RSV.

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